Che famo?
Aha, aha
Remix 98 Ice One
Fresco, fresco, abbraccio
Prendo le distanze da me perché non
voglio avere niente a cui spartire con me
Da condividere con chi come me non fa nulla per correggersi
Sono il mio nemico, il piacerrimo
Carceriere di me stesso,
con la chiave in tasca evoco libertà
Ma per adesso so che questa cella resterà sprangata
Triplice mandata dall'inferno,
sono l'anima dannata messa a guardia del mio inferno
Reprimo ogni possibile me,
inflessibile,
inarrestabile,
nel mio restare fermo e immobile
Segno i giorni scorrere sul calendario,
faccio la vittima il mandante del sicario
E sono l'uomo nero che turbava i sogni quando li facevo
Credevo d'esser libero,
ma non mi conoscevo come adesso
Ed ego non mi absolvo neanche quando
mi confesso dei peccati che ho commesso
E quindi un auto da fe,
in cattiva compagnia soprattutto se sto solo
Negativo come i Gino,
una picchiata,
prendo il volo,
salgo,
stallo e aspetto il peggio
Che non sta nella caduta ma nell'atterraggio come dice Hubert
Malato immaginario più di quello di Molière Sono il mio Gregario,
mi comporto da salieri
e non chiedermi il perché Che come
il tetra e quando perdo il filo poi
non mi puoi più prendere
E quindi un auto da fe,
inflessibile,
inarrestabile,
nel mio restare fermo e immobile
E quindi un auto da fe,
inflessibile,
inarrestabile,
nel mio restare fermo e immobile
Caro amico non ti scrivo,
non ti cerco e non ti chiamo mai
Batti un colpo se ci sei e se stai ascoltandomi
Strappami da questo mio torpore atarassico
Mi son perso dentro un parco cage bassico e non trovo via d'uscita
Vien a prendermi o precipito,
scivolo come Maximilien dentro il buco nero del fastidio
Nel tedio per me non c'è rimedio e me ne accorgo
Perché sono sotto assedio mentre tu mi fai l'embargo
Critico ma rampico su cattedre che non mi spetta
Nel mi accorgo solo dopo un attimo che esagero
Ma come al solito il danno fatto è
irreparabile La storia è reversibile,
la mia memoria è labile e lavabile
Abito quest'ombra con contratto adequo
canone Pagando la pigione all'abitudine,
prendendo l'eccezione come regola di vita
Sto di casa,
pian terreno e gioco a fare l'ostilita Vago,
divago come il dottor Zivago
Io mi sbraccio e non mi vedi,
cerco mani e spesso trovo piedi
Cerco fumi e trovo lumi che mi bruciano
Ed io so bene che le cicatrici restano
Carta penna e poco più per stare a galla
Nella testa il mio pensiero è come un ragno
in una bolla Seduta e arriva un fiume,
aspetta di veder
passare il mio cadavere Paziente medico
E guido un'autografe inflessibile in aree stabile
Nel mio restare fermo immobile
olive
E guido un'auto da fe,
infressibile,
inarrestabile,
nel mio restare fermo e mobile.